
C'è un argomento al quale sono particolarmente legata e che mi spinge a darne una "relativamente breve" trattazione: la questione dei Rom. In quest'ultimo periodo, proprio in relazione ai diversi fatti di cronaca avvenuti, si è parlato tanto di rumeni, romeni, Rom, facendo più confusione che chiarezza sull'identità di questi ultimi. I rumeni sono gli abitanti della Romania, esattamente come gli italiani sono abitanti dell'Italia. I Rom sono un'etnia a parte: noi tendiamo ad identificarli con degli
eteronimi, tra cui il più diffuso è il termine
Zingaro (Tsinganes in francese, Zigeneur in tedesco, Zigenare in svedese) che probabilmente deriva da Atsinganos o Atsinkanos, una setta dell'Asia minore i cui adepti consideravano impuro ogni contatto con estranei; resta il dubbio sul perchè gli Zingari fossero associati proprio a loro.
Eppure, gli Zingari, o gitani, non usano tali nomi per definirsi, ma hanno degli
autonimi: Rom/Roma, Manush o Sinti/Sinte o Kalè; si tratta di definizioni che identificano gruppi molto eterogenei tra loro, che si distinguono per lo più per la loro data di arrivo nei paesi europei (da quelli di più antico insediamento attorno al 1300/1400, a quelli di più recente immigrazione). A loro volta, ognuno di questi gruppi si suddivide in sottogruppi utilizzando un
ergonimo (Rom Kalderash = calderaio; Rom abbruzzesi, Sinti Piemontesi). Tali nomi, usati per distinguere i diversi gruppi, non sono, tuttavia, oggigiorno più attendibili, sia riguardo i lavori tradizionali, che la collocazione geografica (ad esempio, i Rom abbruzzesi non si trovano più, esclusivamente, nella realtà geografica di riferimento). Emerge, dunque, che l'elemento più indicativo nel distinguere i sottogruppi è la lingua, grazie alla quale si è scoperto, intorno al XVIII secolo, che la terra di origine di questo popolo è l'India, da cui iniziò un'intensa ondata migratoria attorno al IX secolo, attraversando la Persia, l'Armenia, e l'impero bizantino; poi, dai Balcani, si sono diramati in tutta Europa.
I Rom, dunque, sono italiani (per lo più Rom nel centro sud e Sinti nel nord), spagnoli (Kalè), francesi, svedesi, belgi, russi, rumeni, slavi, argentini (ne esiste una porzione anche nell'america del sud) e così via.
La storia degli Zingari non nasce all'interno della comunità poichè non hanno mai utilizzato la scrittura, ma piuttosto la memoria e la tradizione orale per trasmettere la conoscenza del passato e della cultura ai posteri. La storia è stata scritta, piuttosto, dai
Caggè/Gage (non Zingari) che, o per curiosità e meraviglia, o dietro incarico delle autorità pubblichè, li hanno osservati e studiati.
I primi Rom arrivarono in Italia attorno al 1422 (lo testimonia un documento- un'anonima cronaca bolognese, del 18 luglio 1422- Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori), e da allora si sono susseguite ulteriori migrazioni accompagnate da crescenti politiche di espulsione, di reclusione, di repressione e deportazione. Attualmente siamo nella fase di
assimilazione, termine decisamente ambiguo col quale, da un lato ci si propone come una società aperta e disposta all'accoglienza dello
straniero (ma gli
zingari italiani -termine
non politica
lly correct che, tuttavia, utilizzo per fare riferimento a questa ampia ed eterogenea etnia ed evitare, così, di usare i numerosi autonimi sù accennati- non sono già italiani?!?!) a patto, però, che quest'ultimo rinunci alla propria specificità e identità.
L'eterogeneità di questo popolo riguarda anche le loro abitudini quotidiane: tante sono le famiglie italiane di etnia Rom che hanno una casa, un lavoro, un'istruzione; in Svezia, quasi tutti i Rom sono sedentari. Vi sono poi quelli che, invece, migrano spesso( tanti non per volontà, ma perchè costantemente cacciati dalle aree in cui si stabiliscono, una sorta di
nomadismo forzato), e sui quali si rispecchia il pregiudizio e lo stereotipo che da secoli accompagna questa categoria.
Il dibattito politico e sociale che riguarda il popolo considerato si sviluppa attorno ad alcuni punti centrali: la percezione di peculiarità culturali
troppo diverse dalle nostre per poter essere assimilate- oggi spesso si parla di integrazione-; la diffidenza della comunità italiana nei loro confronti.
Questi aspetti sono senz'altro veritieri, ma si rischia di assolutizzare la differenza culturale degli Zingari, attribuendo solo a questa la scarsa integrabilità e la mancata integrazione di questo popolo nel nostro sistema. La questione degli Zingari (e non solo) è da ricercare, forse, nella differenza che esprimono, da noi spesso negata o assolutizzata. La sopravvivenza della loro cultura, nonostante la dispersione e il nomadismo, è da ricercare proprio nella contrapposizione con i Gage (i non Zingari). Ciò non significa che qualunque intevento nei loro confronti debba rappresentare un "attentato" alla loro specificità, proprio perchè la demarcazione Zingari/Gage è costantemente ridefinita e sono proprio i Gage a definire le modalità con cui gli Zingari riproducono la propria identità. In poche parole, è la flessibilità e capacità di reagire ai cambiamenti circostanti che ha tenuto in vita questa complessa minoranza.
Questa trattazione, non certamente esaustiva nè sul piano dell'analisi etnico-culturale degli Zingari, nè per quanto riguarda le leggi oggi presenti in Europa e in Italia atte a regolamentare questo
fenomeno, vuole solo stimolare una riflessione sul caso dei Rom e, perchè no, magari spingere, piano piano, a cercare maggiori informazioni- corrette- su di loro.
Oggi è necessario superare i nostri atteggiamenti caratterizzati da paure e pregiudizi, spesso dettati da una limitata effettiva conoscenza di questi gruppi, e osservare la realtà con una prospettiva diversa, sostenuta da apertura e curiosità, per ideare mezzi alternativi mediante cui costruire nuove interazioni e scambi.