sabato 22 dicembre 2007

Il risultato di Bali per l'ambiente


È stato un compromesso sofferto, che ha rischiato più volte di abortire. Ma alla fine la conferenza Onu di Bali ha partorito un accordo per negoziare «prima possibile e non più tardi dell’aprile del 2008» la prima fase del protocollo di Kyoto, che scade nel 2012. L’obiettivo è quello di arrivare entro la fine del 2009 a un nuovo piano di contrasto al riscaldamento terrestre.

Braccio di ferro Usa-Ue
L’intesa è giunta con il via libera degli Stati Uniti, in linea di principio contrari alla definizione di vincoli obbligatori sulle emissioni di gas serra. Gli Usa hanno così messo fine al loro braccio di ferro con l’Unione Europea, che spingeva per la riduzione delle emissioni del 25-40% entro il 2020: vincoli ritenuti inaccettabili da Washington. Il piano adottato oggi, in realtà, non fa alcun riferimento ad obiettivi specifici per la riduzione dei gas a effetto serra, ma rinvia alla relazione del gruppo di esperti sull’evoluzione del clima, che dovrebbe suggerire il livello di riduzione necessario. Una soluzione che, alla fine di un lungo tira e molla, è stata accettata anche dall’Ue.

La soddisfazione di Ban ki-moon
Nella sostanza, i partecipanti della conferenza di Bali si sono messi d’accordo per lanciare nuovi negoziati per il dopo Kyoto, in considerazione della scadenza del "vecchio" protocollo nel 2012. Il protocollo di Kyoto, che gli Stati Uniti non hanno ratificato, obbliga 36 paesi industrializzati a ridurre entro il 2012 le loro emissioni di gas a effetto serra del 5% rispetto ai livelli del 1990. Il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, ha ringraziato gli Stati Uniti per la loro flessibilità. «Mi sento incoraggiato (dall’intesa, ndr) ed ho apprezzato lo spirito di flessibilità della delegazione americana e degli altri partecipanti più importanti», ha detto il leader delle Nazioni Unite.

Le lacrime di de Boer
Il ministro francese per l’Ecologia, Jean-Louis Borloo, da parte sua si è detto soddisfatto per l’intesa raggiunta. «È stata difficile ottenere l’impegno di tutti», ha commentato. «L’accordo permette agli Stati Uniti di unirsi a noi e questo è essenziale». Il segretario della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici, che organizza i summit annuali sul clima, e quindi anche questo di Bali, Yvo de Boer, ha pianto nella sessione plenaria davanti a ministri e delegati. Era stato accusato duramente da Cina e India per aver aperto la plenaria mentre era in corso un confronto tra i paesi in via di sviluppo del gruppo G77&Cina. «Non lo sapevo», si è scusato in lacrime De Boer, dinanzi al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e del presidente della repubblica dell’Indonesia, giunto al summit questa mattina. De Boer ha lasciato la sala con la voce strozzata.

venerdì 21 dicembre 2007

Passo indietro di Tokyo sulla caccia alle balene


Parziale ripensamento del Giappone nella sua scelta di proseguire la caccia alle balene malgrado le proteste piovute su Tokyo dai governi di mezzo mondo. Da oggi in poi la flotta di baleniere del Sol Levante attualmente impegnata nell'Antartide non ucciderà più le megattere, specie ritenuta a rischio di estinzione, senza però rinunciare a portare avanti l'obiettivo di catturare complessivamente circa mille esemplari entro l'inizio del 2008.

A dare l'annuncio dello stop, precisando che durerà uno o due anni, è stato un portavoce del governo giapponese. La scelta fa seguito alla decisione australiana di spedire unità della guardia costiera per pattugliare le acque antartiche a caccia di prove da utilizzare in un eventuale processo contro il Giappone davanti alla giustizia internazionale.

"La nostra scelta dovrebbe avere l'effetto di migliorare le relazioni con l'Australia - ha osservato il portavoce del governo giapponese - ma dipende da come viene accolta. Gli australiani danno un nome ad ogni megattera, per le quali provano sentimenti di grande affetto, qualcosa che io non riesco a capire, ma in Australia è un vero e proprio sentimento nazionale".

Le quote fissate originariamente dal Giappone per la caccia alle balene (che Tokyo si ostina a definire una "missione scientifica") prevedevano l'uccisione di cinquanta esemplari di megattere. In Giappone la carne di balena è considerata una prelibatezza gastronomica.

giovedì 20 dicembre 2007

Kosovo: impossibile soluzione

''Sfortunatamente la possibilità di raggiungere una posizione negoziata sul Kosovo è adesso esaurita e, al momento, le posizioni delle due parti rimangono diametralmente opposte''. E' toccato al ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema sancire in modo ufficiale quello che tutti, da un bel po', sapevano già.
Nulla di fatto. La discussione davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del memorandum presentato il 10 dicembre scorso dalla trojka dei mediatori (Russia, Usa e Ue) è terminata in un nulla di fatto. La seduta, a porte chiuse, come richiesto dalla delegazione serba e da quella albanese del Kosovo, ha sancito la distanza siderale tra le posizioni. Nessuno è disposto a fare un passo indietro, anche perché i kosovari albanesi si sentono forti dell'appoggio di Washington e i serbi dell'appoggio della Russia. Una nuova guerra fredda insomma, che apre scenari di difficile previsione a questo punto delle cose.
Nel braccio di ferro tra Mosca e Stati Uniti, l'Ue mantiene la sua posizione, per una volta, unitaria. Indipendenza si, ma in un quadro concordato e sostenuto dalla missione civile di tecnici approvata il 14 dicembre scorso, alla quale la Serbia continua a dirsi contraria.
Nessuno per il momento si è sbilanciato, ma la sensazione è che lo status del Kosovo resterà congelato fino a quando non si sarà tenuto il secondo turno delle presidenziali in Serbia, presumibilmente il 3 febbraio prossimo.
Fantasmi di secessione. Intanto la situazione in Kosovo pare congelata, non solo in senso metaforico per le basse temperature che affliggono la provincia serba in questi giorni. Solo una manifestazione, ieri, per le strade di Mitrovica nord, la parte della città a maggioranza serba, che minacciava a sua volta la secessione in caso d'indipendenza al Kosovo.
Per il resto la popolazione locale, serba e albanese, è sempre più alle prese con drammatici problemi economici e, pur nel sostegno a tesi opposte, i due gruppi paiono più interessati a sopravvivere che alla politica.
Non sono dello stesso avviso alcuni analisti d'intelligence che, proprio oggi, ripresi dalle agenzie di stampa internazionali, hanno lanciato l'allarme sicurezza sul Kosovo. Si temono, in caso di violenze, infiltrazioni in Kosovo da parte di estremisti musulmani dalla Bosnia-Erzegovina, provenienti dalla zona di Sarajevo, in sostengo dei kosovari. Tanto quanto di fanatici nazionalisti serbi dall'altra parte.
Inoltre il livello di esposizione per le missioni Unmik e Kfor, rispettivamente gli uomini Onu e Nato in Kosovo, si eleverà fino al punto di massimo pericolo. Per non parlare dell'aumento di traffici illeciti e di profughi dal Kosovo verso l'Europa.
Infine, secondo i servizi segreti italiani e non solo, c'è il rischio di un effetto domino nella regione con una serie di richieste d'indipendenza a catena.
Tutte storie già sentite e che per i kosovari, serbi e albanesi, lasciano il tempo che trovano. L'aumento dei prezzi, le pensioni da fame e la disoccupazione non interessano gli analisti.

venerdì 14 dicembre 2007

Abolita la pena di morte nel New Jersey


Il New Jersey ha abolito la pena di morte diventando il primo stato americano che ha soppresso la pena capitale per legge da quando venne ripristinata nel 1976 dalla Corte Suprema.

La maggioranza democratica dell'Assemblea locale ha votato a favore del provvedimento che è passato con 44 sì e solo 36 voti contrari. Perché il bando diventi effettivo manca ancora la ratifica del governatore democratico Jon Corzine, un abolizionsita convinto che ha già detto che la firmerà.

Lunedì la messa al bando del boia era stata approvata dal Senato. Il voto di oggi è simbolico: il New Jersey non metteva a morte nessuno dal 1963. Lo stato diventa così il 14esimo negli Usa che non ha la pena capitale in un momento in cui anche in America è in atto un ripensamento sulla 'morte di stato'. Anche negli altri stati che la prevedono - 37 - da settembre vige un regime di moratoria di fatto delle esecuzioni, da quando la Corte Suprema ha certificato l'incostituzionalità del sistema dell'iniezione letale, l'unico ormai in vigore tranne che in Nebraska.

L'effetto di quella che è una giornata storica per gli oppositori della pena di morte è quello di dare ancora più dinamismo al movimento che si batte negli Stati Uniti per ottenere l'eliminazione totale del boia.

La Corte Suprema ascolterà il mese prossimo le due parti nella vertenza legale che potrebbe portare ad una sentenza ancora più importante, dovendo decidere sulla legalità delle iniezioni letali.

E la prossima settimana sarà l'Assemblea Generale dell'Onu a votare, il 18 dicembre, sulla proposta di moratoria sulla pena di morte promossa dall'Italia e giunta adesso al traguardo finale.

Tutti segnali che mostrano come il partito degli avversari della pena di morte stia diventando ormai maggioritario sia a livello internazionale sia in un paese come gli Stati Uniti dove solo 13 stati non avevano finora le pena di morte nei loro ordinamenti.

La moratoria di fatto sulle esecuzioni negli Usa ha bloccato a 42 il numero delle vittime del boia quest'anno negli Stati Uniti. E in New Jersey, gli otto detenuti nel braccio della morte vedranno ora trasformata la loro pena in ergastolo.

mercoledì 12 dicembre 2007

Ambiente, albero vero o finto?


Abete naturale o sintetico? Con il Natale alle porte, è questo il dilemma che attanaglia molti italiani, soprattutto quelli che vogliono avere un particolare occhio di riguardo per l’ambiente.

Per molti anni si è pensato che acquistare un abete naturale, per abbellire il salotto di casa nel periodo natalizio, fosse un atto crudele contro l’ambiente, perché sinonimo della deforestazione.

Negli ultimi anni la tendenza è cambiata: ''Si tratta di un pregiudizio vero e proprio che deriva dalla disinformazione’’ sostiene a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos, Stefano Masini, responsabile per l’ambiente di Coldiretti. ‘’Gli abeti vengono coltivati e ‘allevati’ all’interno di vivai specializzati in aree collinari che altrimenti sarebbero abbandonate e quindi non coltivate: riempire queste zone con abeti destinati al commercio natalizio rappresenta, fra le altre cose, un contributo al presidio del territorio''.

Non tutti gli abeti acquistati a Natale provengono poi da questi vivai: una piccola parte (circa il 10%) viene recuperato dagli scarti delle potature che la forestale compie ogni anno per sfoltire le piante che impediscono lo sviluppo omogeneo dei boschi italiani.

‘’Noi di Coldiretti – continua Masini – quest’anno abbiamo voluto puntare soprattutto sull’aspetto climatico della questione: un albero naturale è un ‘prodotto’ a emissioni zero a differenza di quello sintetico, che viene realizzato con sostanze plastiche come il PVC (polivinilcloruro). Questo significa che viene ottenuto dal petrolio e che quindi, in fase di realizzazione, ha prodotto delle emissioni nocive all’atmosfera’’.

Dello stesso parere è anche Antonio Nicoletti, responsabile delle aree protette per Labambiente, che aggiunge a Ign: ''Non è vero che gli abeti naturali vengono coltivati con sostanze inquinanti come fertilizzanti e fitofarmaci. Questo tipo di piante non necessita un particolare uso di sostanze simili. Inoltre, gli abeti provenienti da questi vivai hanno la certificazione FSC rilasciata da un organismo internazionale, che garantisce l’utilizzo di particolari standard forestali nell’allevamento della pianta, standard che escludono l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci’’.

Lo svantaggio più grande degli abeti naturali rimane comunque il loro smaltimento: passate le feste, sono pochi quelli che sopravvivono all’interno delle case e le famiglie se ne devono disfare in qualche modo. ''La maggior parte purtroppo finisce nelle discariche, nel migliore dei casi vengono riutilizzati come biomassa’’ ammette Nicoletti. ''Si tratta di un problema di cultura: bisognerebbe coinvolgere i cittadini in un progetto più ampio e questo lo devono fare le amministrazioni comunali, incoraggiando la riforestazione, creando dei ‘boschi di Natale’ in cui poter piantare tutti gli abeti utilizzati durante le feste’’. Gli fa eco Masini: ''Il protocollo di Kyoto non riguarda solo Bush o Blair, i cittadini devono imparare che non dobbiamo pensare solo a modi di produrre nuove energie, ma anche e soprattutto a gestire al meglio le risorse che già abbiamo’’.

domenica 9 dicembre 2007

Mugabe, il male dell'Africa


E il caso Mugabe alla fine è deflagrato al vertice della Ue con i Paesi africani: Angela Merkel ha attaccato direttamente e pubblicamente il presidente dello Zimbabwe per la sistematica violazione dei diritti umani, che fa di lui il primo dei 131 personaggi che non possono entrare nella Ue. "Tutta l'Europa unita ha la stessa visione" ha detto la cancelliera tedesca, ed è che "lei rovina l'immagine della nuova Africa".

Le spine però non si fermano al capo dell'ex-Rhodesia britannica. IL presidente della Commissione dell'Unione africana Alpha Oumar Konaré, del Mali, ha denunciato il "forcing" degli europei nei negoziati su nuovi accordi commerciali fra la Ue e i Paesi dell'ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) e ha accusato la Commissione Ue di stipulare accordi con piccoli gruppi o singoli Stati dell'ACP. "Rivendichaimo di avere tutto il tempo per decidere di farlo collettivamente per non impoverire le nostre popolazioni e non ripetere quel che è successo in un'altra epoca" ha detto, evocando il colonialismo.

Valerie Amos, origini giamaicane, mandata dal governo inglese il cui premier Gordon Brown ha rifiutato di essere presente per non incontrare Mugabe, lo ha giustificato dicendo che media fra il dittatore e i suoi oppositori.
Mugabe ha ascoltato impassibile. "Angela Merkel ha parlato per tutta la Ue", ha commentato lo svedese Fredrik Reinfeldt. "Io spero che questa atmosfera di cooperazione riesca anche a far sorgere una mediazione su questo tema" ha sdrammatizzato Romano Prodi. L'Italia ha stanziato 40 milioni di euro alla Ua per aiutare gli sforzi di pace e di ricostruzione nel continente africano.

Il premier italiano ha avuto parole conciliati anche per un altro dei leader più osservati, Gheddafi, che venerdì aveva attaccato all'università di Lisbona le potenze coloniali, l'imperialismo, l'Onu. "Oggi ha fatto un discorso molto più tollerante. - ha commenato Prodi".
E il colonello libico ha avuto una plateale stretta di mano da Nicolas Sarkozy, che la prossima settimana lo riceve a Parigi fra polemiche. "Sono felice del suo arrivo".
Intanto fuori la polizia teneva lontani, separati gruppetti di seguaci di Mugabe, di Gheddafi, che hanno gareggiato a chi arrivava ultimo al vertice, e di attivisti dei diritti umani.

sabato 8 dicembre 2007

Italia, paese altamente inquinante


Gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita e l'Australia sono tra i paesi che inquinano di piu' al mondo e si impegnano meno per la protezione ambientale, ma c'e' anche l'Italia tra le nazioni che emettono la maggiore quantita' di gas serra nell'atmosfera e, allo stesso tempo, sono dotate di politiche climatiche ''insufficienti e inadeguate''. E' quanto emerge dall'edizione 2008 dell'indice sulla performance del cambiamento climatico (CCPI), una misura utilizzata dal 2005 dall'ong tedesca Germanwatch per valutare gli sforzi dei principali paesi del mondo in fatto di controllo delle emissioni di Co2. Presentato oggi a Bali nell'ambito della Conferenza Onu sul cambiamento climatico, il rapporto vede al primo posto la Svezia con un voto di 65,6 punti nella graduatoria di 56 paesi presi in esame. La seconda posizione e' andata alla Germania che, pur essendo - come l'Italia - un Paese con elevate emissioni di Co2, si impegna molto per la protezione climatica. Risultato: l'Italia e la Germania sono entrambi tra i dieci paesi che inquinano di piu' (rispettivamente con quote dell'1,67% e del 3% delle emissioni globali di gas serra), ma l'Italia e' al 41/mo posto della classifica complessiva (con 47 punti) rispetto al secondo posto della Germania (con 64,5 punti). Al terzo posto della graduatoria dei 56 paesi c'e' l'Islanda con 62,6 punti. A livello Ue, sono andati peggio dell'Italia solo la Grecia (46,8 punti), l'Irlanda (46,4), Cipro (46) e il Lussemburgo, che e' il Paese con il voto piu' basso (39,2 punti) tra i Ventisette. A livello globale, l'ultima in classifica e' l'Arabia Saudita con 30 punti, preceduta dagli Usa (33,4), dall'Australia (35,5) e dal Canada (37,6). Ma neanche i paesi piu' virtuosi soddisfano completamente Germanwatch, che nel suo rapporto osserva: ''Se la protezione contro il cambiamento climatico fosse una disciplina olimpica, nessun Paese meriterebbe di salire sul podio dei vincitori''. Nel caso della Svezia, ha commentato Jan Burck di Germanwatch, il Paese ''gode di livelli di emissioni relativamente bassi, ma la sua performance riguardo alla politica climatica e' solo su livelli medi''. Per questo, ha concluso, ''non vuol dire che i 'vincitori' abbiano politiche di tutela del clima straordinarie''.

giovedì 6 dicembre 2007

Ancora guerra in Kossovo?


L'umiliazione della Serbia procede con l'asportazione del Kosovo, che da lunedì entrerà nell'ultima fase. Come eredi del non-allineamento della Jugoslavia, per aver quindi detto no alla Nato e alla Ue, i serbi pagheranno. La risoluzione 1244 dell'Onu, per la quale il Kosovo è Serbia, con la consegna del rapporto della troika (Russia-Ue-Usa) all'Onu stessa non sarà più calpestata: sarà stracciata. E venerdì 14 il Consiglio d'Europa dirà «che lo status quo in Kosovo non è sostenibile e che occorre una soluzione rapida». Imposta da Washington per chiudere a pro musulmani una pratica e aprirne un'altra contro altri musulmani: in Iran.
E i serbi? Sempre il documento già pronto al Consiglio d'Europa dice che, «se vorranno», cioè se non si ribelleranno all'umiliazione, «progrediranno più rapidamente dagli altri sulla strada europea». Ma ecco la tabella di marcia dell'esproprio del Kosovo. New York, mercoledì 19: la questione Kosovo giungerà all'Onu, ma la Russia bloccherà la procedura; gli Usa vorranno l'indipendenza a metà gennaio e facilmente l'avranno. Il socialdemocratico serbo Boris Tadic perderebbe allora le elezioni presidenziali del 20 gennaio; se le vincesse il nazionalista Tomislav Nikolic, delfino di Vojislav Seselj (in galera all'Aia), avremmo un bis danubiano del caso Hamas in Palestina.
E anche la Belgrado moderata ormai reagisce. Un consigliere del capo del governo, Vojislav Kostunica, ha detto ieri in tv: «L'interesse nazionale si difende anche con le armi». Un portavoce di Tadic l'ha smentito, ma ormai è questa l'aria che tira.
I kosovari albanofoni staranno buoni e senza governo fino a lunedì. Poi il Pdk ne formerà uno, che, dopo il capodanno ortodosso, proclamerà l'indipendenza. Seguiranno rapidi riconoscimenti internazionali, a cominciare da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Allora i ventisette Paesi delle Ue si riuniranno e i più s'adegueranno. A quel punto la Serbia taglierà acqua ed energia elettrica al Kosovo, ne bloccherà confini e farà ostruzione in sede Osce (presieduto dal 1° gennaio dal Kazakhistan!), Coe e Unsc, le relazioni con chi ha riconosciuto l'indipendenza saranno rotte, se il Paese in questione non conta; saranno ridotte, se il Paese in questione conta. Una risposta militare è improbabile; non quella paramilitare. Ci sarebbe una nascente Legione santo zar Lazar. Se questa è storia, la cronaca è che a Belgrado si rivedono, coi giornalisti, i mercanti d'armi.

mercoledì 5 dicembre 2007

L'altro volto della Chiesa

Non sempre la chiesa è un luogo di protezione e meditazione...

Violentata per anni da sette preti, ha vinto un risarcimento record. Rita Milla, che oggi ha 46 anni, ha subito violenze sessuali a partire dall'età di 16 anni; ma oggi l'arcidiocesi di Los Angeles, retta dal cardinale Roger Mahony, ha dovuto tirare fuori dalle proprie casse mezzo milione di dollari. E lo stesso cardinale ha fatto le spese in prima persona della rabbia della gente sconvolta per gli scandali sessuali in cui è rimasta coinvolta la Chiesa californiana: lo scorso anno Mahony è stato vittima di un'aggressione violenta da parte di un uomo per strada, secondo quanto hanno raccontato alcuni sacerdoti con cui il cardinale si confidò.

Il caso di Rita Milla, riferito dalla rete tv Cbs e finito su tutte le prime pagine dei giornali americani, è particolarmente crudo: la donna ha una figlia da uno di questi sacerdoti, mentre un altro aveva cercato di farla abortire dandole il denaro per recarsi nelle Filippine dove mettere in atto l'interruzione della gravidanza.

Per la diocesi di Los Angeles è solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di abusi sessuali: di recente la Chiesa della metropoli californiana ha pagato ingenti risarcimenti per centinaia di casi di violenze e molestie sessuali di cui si sono resi colpevoli negli anni sacerdoti del proprio clero. L'aggressione del cardinale Mahony si colloca in questo contesto: è avvenuta lo scorso anno, proprio dopo un patteggiamento di 660 milioni di dollari per gli abusi sessuali compiuti su oltre 500 minori della comunità. E' stato il maggiore ad essere mai stato pagato negli Stati Uniti per un caso di questo tipo. L'aggressione di Mahony, finora rimasta segreta, è stata riferita da alcuni preti che erano presenti all'incontro in cui lui la raccontò. Nessun commento ufficiale arriva oggi da parte del cardinale, che, secondo i racconti, ci mise un mese per rimettersi dall'assalto.

E' stata l'avvocato di Rita Milla, Gloria Allred, a rivelare alcuni particolari della vicenda giudiziaria. La donna aveva 16 anni quando il prete Santiago Tamayo cominciò a molestarla sessualmente e poi iniziò ad avere una relazione con lei. Quindi Tamayo le presentò altri sei sacerdoti che abusarano sessualmente di lei, e uno di essi la mise incinta.

Poco prima di morire, nel 1999, don Tamayo si scusò con la donna e fornì le prove che incastrarono gli altri preti colpevoli di aver compiuto violenze sessuali su Rita Milla. Ancora nel 2003 un tribunale dello Stato della California stabilì che il padre della figlia della donna era proprio un sacerdote, Valentie Tugade.

Sullo scandalo l'arcidiocesi di Los Angeles non ha voluto commentare, ma il cardinale Mahony ha rilasciato una dichiarazione con la quale ha voluto riconfermare l'impegno della Chiesa degli Stati Uniti nella protezione dei bambini e nella prevenzione degli abusi sessuali.

E' solo dei giorni scorsi un altro caso di abusi sessuali aveva colpito la Chiesa americana. La diocesi di Davenport, nello Stato dell'Iowa, aveva accettato un accordo legale in base al quale dovrà sborsare 37 milioni di dollari a 156 vittime di abusi sessuali commessi dai suoi sacerdoti fra il 1930 e il 2003.

martedì 4 dicembre 2007

L'Australia penalizza la Nutella


Brutto colpo per i golosi australiani. Un'associazione dei consumatori ha inserito la Nutella nella "lista nera" dei cibi che fornirebbero informazioni non veritiere. Una bocciatura in piena regola. La Nutella compare nel capitolo "bassa integrità" perché, secondo il portavoce dell'associazione, utilizza una pubblicità scorretta. "Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che la vendono come prodotto a basso indice glicemico".

La crema più famosa al mondo, con cui sono cresciute intere generazioni di bambini, "è fatta con olii vegetali e zucchero, con solo il 13 per cento di nocciole. Anche la torta al cioccolato o la glassa delle torte hanno lo stesso basso indice, ma certo non le daresti ai bambini per colazione", obiettano - secondo quanto riporta l'Ansa - all'associazione "Choice".

Giù le mani dalla Nutella
Che la Nutella non sia un alimento propriamente dietetico, lo si sapeva. Ma che cosa sono qualche grammo in più in confronto al suo sapore, che ricorda con un pizzico di malinconia la nostra infanzia?

Nella lista nera si trovano, per la cronaca, anche guinzaglio che si strappa al minimo sforzo, un succo di frutta che costa circa 50 euro ma con pochissime vitamine e un frisbee di cui il manuale avverte che non deve essere tirato verso le persone. La lista, secondo il portavoce di Choice Christopher Zinn, "vuole evidenziare la pazzia di alcuni dei prodotti presenti sul mercato australiano".